Colonia 2005

La nostra raccolta di foto

IL LOGO DELLA GMG DI COLONIA

"Siamo venuti per adorarlo"

Qui Gesù è rappresentato dalla Croce che domina il logo. La presenza di Cristo plasma l’evento: il color rosso richiama l’amore, la passione e la sofferenza, ma allo stesso tempo rimanda all’amore di Dio e alla morte di Gesù sulla Croce nonché alle varie forme di sofferenza nella nostra vita personale e in tutto il mondo. La Croce è il segno centrale della speranza cristiana e della redenzione in Gesù Cristo, che supera ogni sofferenza.

La stella, quale segno indicatore, esprime che Dio ci guida. È un segnale di Dio che brilla sopra il luogo della nascita di Gesù. Secondo la tradizione biblica la stella ha guidato i tre Re Magi al Signore. Dopo un lungo pellegrinaggio hanno incontrato il Signore e – trasformati da quest’incontro – sono tornati a casa. Brillava allora sopra la stalla di Betlemme, e ora splende sopra la dimora di Dio a Colonia. La stella vuole guidare i giovani del mondo verso la Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia nel 2005: ecco, dove siete chiamati ad arrivare!

La coda rappresenta il percorso della stella. Viene dall’alto, da Dio, e irrompe l’orizzonte limitato della nostra esistenza terrena. Il color oro richiama la luce celeste di Dio che illumina le tenebre del mondo. In tutto il mondo, la stella con la coda simboleggia il Natale e l’Epifania.

L’arco ellittico contiene vari livelli d’interpretazione. Avendo la forma stilizzata di un C, esso sta per Cristo e anche per la comunione universale della Chiesa (communio). Inoltre esprime l’abbraccio protettore da parte di Dio: il cielo, la grazia di Dio, abbraccia e ripara la Chiesa e il mondo. Questa realtà è espressa anche dal color azzurro dell’arco. Il movimento dell’arco è orientato e si apre verso la Croce. Da essa parte tutta la dinamica del logo. I cristiani sono chiamati a voltarsi verso la croce, ad orientarsi su Cristo e a adorare Lui, il Crocifisso e Risorto, come lo esprime il tema della XX Giornata della Gioventù, scelto da Giovanni Paolo II: "Siamo venuti per adorarlo" (Mt 2,2).

La parte inferiore, portante, dell’arco fa pensare al Reno e ad una barca: la Chiesa nel segno della barca ricorda l’arca salvatrice di Noè. Il color azzurro, che simboleggia l’acqua, ricorda l’acqua del battesimo.

L'Inno della GMG di Colonia

Testo di Marco Brusati.

Chiedi perché partire dal proprio regno solo per inseguire una stella

e perché per un Bimbo piegano quelle ginocchia da Re?

E la risposta sai che è:

Venimus adorare eum Emmanuel – Dio con noi,

venimus adorare eum Emmanuel (rit. 2 volte)

Chiedi perché lasciare sui monti il gregge solo per ascoltare un canto

e perché per un Bimbo piegano quelle ginocchia, perché?

E la risposta sai che è:

Venimus adorare eum Emmanuel – Dio con noi,

venimus adorare eum Emmanuel (rit. 2 volte)

Ecco da lontano per adorarlo siamo giunti anche noi, noi, tutti figli Suoi,

Profeti e Sacerdoti ormai.

Nel pane e nel vino noi siamo in Lui e Lui è in noi:

e un canto qui si alza già:

Venimus adorare eum Emmanuel – Dio con noi,

venimus adorare eum Emmanuel

 

LA NOSTRA TESTIMONIANZA

Di Andrea C., a nome di tutti i catechisti di Istia:

Il tema di questa GMG è stato “Siamo venuti per adorarlo”. Sinceramente, quando siamo partiti, non sapevo bene che cosa significasse adorare. Qualcuno potrebbe osservare che sarebbe stato meglio informarsi sul significato del tema prima di fare tutti quei Km in autobus, ma sapevo che c’era il Papa, che c’erano i miei amici e che era un incontro di tutti i giovani del mondo e questo mi è bastato per dire di sì e salire sul pullman, passando il giorno di Ferragosto come mai avevo fatto prima: preparando le valigie la mattina e trascorrendo in viaggio il pomeriggio, la sera, e la notte. Per me, quindi, nei primi giorni, dell’andare ad adorare la dimensione che mi era più evidente era soprattutto l’ANDARE, nel senso che la cosa più evidente di quei primi momenti era stato il viaggio.

Per aggiungere il primo tassello importante per la comprensione del tema della GMG, è stato per me necessario l’incontro con il Papa sul Reno. E’ questo infatti, che ha incominciato a farmi capire quanto questa nostra esperienza fosse vicina a quella fatta dai Magi, figure che prima avevo solo associato alla calza della Befana (Pazzesco!). Sul Reno, il Papa ha identificato i Magi con solo due cose: il loro nome e la domanda con cui erano partiti, come se soltanto queste due caratteristiche bastassero ad identificarli. Come se la loro vita potesse sino ad allora essere riassunta con il loro nome e con la domanda che li aveva spinti a sfidare il giudizio della gente e a mettere in gioco tutto quello che avevano e a rischiare la vita. La domanda che ardeva nei loro cuori era: “Dov’è il Re dei Giudei che è nato?” Il Papa dice di loro: “La ricerca di Lui era il motivo per cui avevano affrontato il lungo viaggio fino a Gerusalemme. Per questo avevano sopportato fatiche e privazioni senza cedere allo scoraggiamento e alla tentazione di tornare sui loro passi”. Quando ho riletto questa frase a casa, mi è venuto da dire “Ma questi siamo stati noi”. Quindi quello che fa la differenza, nel cammino dei Magi e cosi anche nel nostro, rispetto ad un semplice ANDARE è la DOMANDA. A Bonn, a pochi Km da Lohmar il paesino dove abitavamo, Mons. Scola ha iniziato la sua catechesi citando una parte del romanzo di Jack Kerouac, “Sulla strada” dove un vecchio proprietario di un Luna Park rivolge agli erranti protagonisti del romanzo questa semplice domanda “Andate da qualche parte di preciso, voi ragazzi, o viaggiate senza meta?” e continua dicendo, “Quando ci si mette in viaggio, sembra scontato il fatto di possedere una metà precisa; tuttavia non sempre è così”. Questa è la differenza tra dei VAGABONDI e dei PELLEGRINI: la domanda con cui ci si muove. Non per niente, alla GMG del 2000 a Tor Vergata, GP II, volendo che fosse pienamente cosciente il motivo, la domanda che spingeva tanti giovani a riunirsi, si era rivolto loro dicendo: “Perché siete qui? Perché siete venuti? E’per Cristo che siete qui!”

Altro tassello per la comprensione del tema della GMG è stato nei giorni seguenti.

Nella veglia a Marienfield, B16, parlando dei Magi ha detto che erano partiti seguendo la stella che li avrebbe portati dal Re dei Giudei e all’inizio hanno cercato questo re nella reggia di Re Erode perché è in una reggia che si aspettavano di trovarlo. In realtà, non era lì che dovevano cercare, e infatti finirono per prostrarsi ad adorare un bambino in una mangiatoia. Non era certo quello che si aspettavano, eppure sono andati avanti e hanno preso seriamente ciò che la realtà proponeva loro, anche se era molto distante dalle loro idee e aspettative. I Magi hanno intrapreso il loro viaggio anche con il rischio di essere giudicati “Utopisti e Sognatori” da coloro che invece sono rimasti nelle loro terre, hanno cercato Dio e si sono affidati completamente a Lui. Questo atteggiamento, come ci ha detto Mons. Fisichella durante la sua catechesi, è proprio di colui che è povero di spirito. Grazie a questo atteggiamento hanno potuto imparare che Dio è diverso da come di solito lo si immagina; come ha detto B16 “Hanno dovuto cambiare la loro idea sul potere, su Dio e sull’uomo e facendo questo hanno dovuto cambiare se stessi”.

Dunque la cosa fondamentale per la ricerca della verità e per il cambiamento di noi stessi è il nostro atteggiamento stupito (la nostra povertà di spirito) nei confronti di ciò che ci circonda. Durante la sua catechesi Mons. Coletti ha evidenziato questo atteggiamento dei Magi confrontandolo con quello negativo di Nicodemo e di Pilato: il primo era un maestro e va da Gesù di notte, di nascosto, per paura e vergogna di far vedere agli altri che anche lui ha bisogno di chiedere e se affrontiamo qualcosa con la presunzione di saperla già ci priviamo della possibilità di essere stupiti e i imparare da essa; il secondo invece è convinto di avere il potere e il potere acceca e fa morire in noi il desiderio della ricerca perché sembra di poter far da soli e non aver bisogno di niente. Nicodemo e Pilato come i Magi hanno incontrato qualcosa di grande ma a causa del loro atteggiamento non stupito di fronte la realtà, che gli impedisce di farsi provocare e di mettersi in gioco, non hanno voluto scorgere la novità che avevano di fronte e non hanno voluto cambiare loro stessi. 

Per concludere vi racconto la cosa che più mi ha stupito di Colonia:

Come per i Magi sono stato stupito di trovare colui che è il “Nostro tutto” (Come lo ha definito Papa Giovanni Paolo 2) dove fino allora io avevo fatto fatica a trovarlo: per me era la preghiera insieme ad altri. Nel nostro gruppo la gran parte dei ragazzi hanno dai quindici ai sedici anni e, nonostante tutto, la sera, dopo che ci eravamo svegliati presto (I tedeschi ci svegliavano tutti i giorni alle 6 e un quarto e tutte le sere stavamo dai 15 ai 20 minuti a spiegar loro che per far la colazione alle 7 e mezza non c’era bisogno di una sveglia 1 ora e un quarto prima) e dopo essere stati in giro tutto il giorno tra Stadi che non si trovavano e persone che si perdevano, quasi a digiuno poiché la cucina tedesca era quello che era, l’ultimo desiderio della giornata non era quello di riposarsi ma quello di pregare e quindi ci ritrovavamo a dire il Rosario dove capitava o in camera o nel sottoscala della scuola. Sono rimasto molto colpito da questo, perchè Cosa può testimoniare più di questo che c’era qualcosa di Altro che in quei giorni ci univa e che ci accompagnava? Se non si riconosce questa presenza sarebbe umanamente incomprensibile capire perchè un ragazzo di poco più di 16 anni, a fine serata, nonostante il mal di gambe e il sonno, senta, più della stanchezza, il bisogno di ringraziare la Madonna per la giornata trascorsa.